Il giudizio espresso con un editoriale dalla rivista inglese ‘Nature’ riguardo le recenti elezioni in Brasile è pesante: Jair Bolsonaro rappresenta una «minaccia per la scienza globale». Laddove il pericolo planetario non si annida tanto nella promessa di tagli alla ricerca, quanto anche e soprattutto nella politica ambientale del presidente appena eletto.
L’immissione continua di nuovi microinquinanti, il cui destino e i relativi effetti restano ancora poco conosciuti, rappresenta una delle sfide più importanti per il controllo dello stato di qualità delle varie matrici ambientali, fra cui l’acqua. Su questo fronte negli ultimi anni l’UE ha definito una ‘Watch List’ di sostanze da sottoporre a monitoraggio, che comprende diversi prodotti farmaceutici, cosmetici e pesticidi.
“Cambiamenti” è stato il tema scelto quest’anno dal Festival della Scienza di Genova. Con l’occasione, abbiamo incontrato Chef Rubio e l'antropologo dell’alimentazione Giovanni Ballarini per parlare dei cambiamenti climatici e dei loro effetti sul sistema alimentare.
Torniamo ad occuparci della Stazione ‘Anton Dohrn’ e in particolare del lavoro che i ricercatori stanno facendo nell’ambito del progetto internazionale ‘High-CO2 Seas’ per studiare gli effetti a lungo termine dell’acidificazione dei mari sfruttando le condizioni ambientali pressoché uniche offerte dalle acque di Ischia. A riguardo abbiamo intervistato il biologo marino Marco Munari, che coordina la sede sull’isola.
Siccità e ondate di calore nel periodo estivo saranno, da qui al 2050, responsabili della diminuzione diproduzione a scala europea del mais. Per il frumento, che presenta un ciclo colturale più precoce, si prevedono invece aumenti di resa. A individuare nuovi modelli di pratiche colturali e di miglioramento genetico delle varietà erbacee per contrastare gli effetti del riscaldamento globale, un team di ricercatori internazionali di cui fanno parteIstituto di biometeorologiaCnr e Università di Firenze. I risultati della ricerca sono stati pubblicati suNature Communications.
Uno studio del Consiglio nazionale delle ricerche svolto in un villaggio dell’Himalaya abitato dalla popolazione Sherpa dimostra che una cattiva qualità dell’aria in ambiente interno può causare danni al sistema respiratorio e cardiocircolatorio. La ricerca, realizzata in collaborazione con l’Università di Ferrara e l’Università di Pisa, è in via di pubblicazione su European Journal of Internal Medicine.
Fritjof Capra e Ugo Mattei sono artefici di un confronto illuminante dal quale emerge la necessità che siano ritrovati un punto di incontro e una sinergia produttiva tra scienza e diritto, perché si possano verificare quei mutamenti di paradigma necessari al superamento della crisi globale attuale e alla formazione di un nuovo modo di vivere il mondo.