Origine
Il radon (Rn-222) è un gas radioattivo incolore ed inodore di origine naturale. E’ un prodotto di decadimento dell'isotopo 238 dell’uranio (U-238), un elemento primordiale distribuito ovunque, anche se in concentrazione variabile, sulla crosta terrestre. A causa del suo tempo di dimezzamento relativamente lungo (3,8 giorni), tende ad allontanarsi dal materiale nel quale si è formato per poi diffondersi nel sottosuolo e nell'acqua e risalire in superficie attraverso fratture e porosità del suolo. All’ aperto il radon si volatilizza rapidamente ma, in presenza di fessurazioni o crepe delle fondamenta, è in grado di insinuarsi in ambienti chiusi dove si riconcentra a causa del ridotto ricambio d'aria. Anche i materiali da costruzione ad alto contenuto di U-238, come tufi e pozzolane, rappresentano una possibile fonte di elevata concentrazione di gas radon indoor.
Effetti sull'uomo e sull'ambiente
Il radon, decadendo, produce una serie di elementi radioattivi solidi (i cosiddetti figli del radon) che, legandosi al pulviscolo atmosferico, possono essere inalati ed irradiare il tessuto polmonare prima di venire rimossi da processi naturali di pulizia bronchiale. Secondo una stima effettuata dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il radon è la seconda causa, dopo il fumo, di cancro al polmone con un rischio di incidenza proporzionale alla sua concentrazione e al tempo trascorso negli ambienti dove esso è presente. In una stima dell'Istituto Superiore di Sanità del 2010, l'esposizione al radon in Italia è responsabile di circa 3200 casi di tumore polmonare all’anno: sono quindi attribuibili al radon il 10% di tutti i decessi per tumore polmonare con una percentuale che va dal 4% al 16% da regione a regione in relazione ai livelli medi di concentrazione di radon.
Esiste una forte sinergia tra esposizione al radon e fumo: il rischio di contrarre un tumore polmonare per un fumatore di un pacchetto di sigarette al giorno è superiore di 25 volte rispetto a un non fumatore.
Normativa
Allo stato attuale la normativa italiana (D.Lgs101/2020) prevede che sia adottato il Piano Nazionale di Azione per il Radon attraverso il quale le Regioni e le Province autonome individuano le aree in cui si stima il superamento del livello di riferimento di concentrazione media annua di attività di radon di 300 Bq/m3 nel 15% degli edifici. Lo stesso livello di rifermento è fissato per i luoghi di lavoro sotterranei, o situati in locali semisotterranei o al piano terra o localizzati nelle aree individuate dal Piano Nazionale di Azione per il Radon e per gli stabilimenti termali. E’ fissato il valore di 6 mSv di dose efficace annua in caso di superamento del valore del livello di riferimento.
La misura del radon
A causa della sua natura di gas, il radon mostra un’elevata variabilità di concentrazione soprattutto negli ambienti chiusi. La sua concentrazione può variare tra il giorno e la notte, tra l’estate e l’inverno ed anche tra un ambiente e l’altro di una stessa abitazione. Per questa sua caratteristica la normativa prevede che la misura di radon sia riferita ad un anno solare e che sia eseguita con dosimetri ad integrazione. Sempre a causa della notevole variabilità delle concentrazione di radon, stime basate su valori medi misurati in altri edifici della stessa zona risultano poco affidabili. Stesso principio vale per le misure di radon nel suolo in quanto il radon che penetra nell'edificio è fortemente influenzato dalle caratteristiche edilizie dell'edificio piuttosto che dalla quantità di radon presente nel suolo.
Per uno screening rapido, per individuare la via d’ingresso del radon all’interno di un edificio o per monitorare l’efficacia di azioni di risanamento è possibile eseguire misure di tipo istantaneo o in continuo con strumentazione di tipo passivo o attivo nella consapevolezza della loro limitata finalità.
Prevenzione e risanamento dal radon
La miglior prevenzione per ridurre l'ingresso del radon negli edifici riguarda l’adozione di particolari accorgimenti tecnici da applicare in fase di costruzione mentre il risanamento di edifici già esistenti risulta maggiormente efficace in maniera commisurata alla generale ristrutturazione dell’edificio.
Il comitato scientifico del Piano Nazionale Radon, nel 2008, ha prodotto un documento rivolto agli enti preposti con il quale si raccomanda di introdurre nei piani urbanistici e regolamenti edilizi prescrizioni che tengano conto di accorgimenti volti a ridurre l’ingresso del radon negli edifici. La stessa direttiva 2013/59/Euratom ha previsto la possibilità per gli stati membri di adottare obblighi specifici o restrizioni d’uso per un elenco di materiali da costruzione qualora questi comportino all’individuo dosi superiori al livello di riferimento.
[Ultimo aggiornamento 16/02/2024]